Aspettarono la festa dei patroni di Civitella Val di Chiana, San Pietro e Paolo, per compiere una delle grandi stragi dell’estate del ’44 in Toscana. Qualche giorno prima, il 18 giugno, vi erano stati degli scontri tra partigiani e soldati tedeschi: ne muoiono subito due ed un terzo resta ferito, morirà il giorno dopo. La popolazione di Civitella teme la rappresaglia, ma i nazisti rassicurano il parroco: non ci sarà, potete tornare nelle vostre case. Aspettarono, le belve naziste della Divisione “Hermann Goering”: il 29 giugno entrarono nelle case, in chiesa, arrivarono nei paesi vicini, a Cornia, a San Pancrazio, e li trucidarono. Duecentoquarantaquattro morti. Uomini, donne, vecchi, bambini.
C’era anche Danilo Cencini, ventiduenne poliziotto di San Pancrazio, che all’indomani dell’8 settembre aveva deciso di non servire la RSI e si era rifugiato nel suo paese d’origine. Fucilato e poi dato alle fiamme con il fratello e altri settanta di San Pancrazio, nelle cantine dell’antico palazzo del Podestà. A Civitella il parroco Don Alcide Lazzeri aveva aperto le porte della chiesa e fatto rifugiare gli abitanti di Civitella. I tedeschi li fecero uscire e li uccisero a piccoli gruppi. Uomini, donne, vecchi, bambini. Le mogli davanti ai mariti, i padri davanti ai figli, i figli davanti alle madri.
Quando si sente dire, nella smania di revisionismi e di appiattenti esercizi di memoria condivisa, che la strage delle Fosse Ardeatine rispondeva ad un “diritto di rappresaglia”, evitabile se solo i responsabili dell’azione di Via Rasella si fossero consegnati, e che i nazisti furono così “civili” dall’avvisare con il fantomatico manifesto che li “invitava” a farlo, ricordate in particolare l’eccidio di Civitella. A Don Alcide – trucidato insieme gli altri – fu assicurato che non ci sarebbe stata alcuna punizione. E attesero.
Attesero il giorno di festa, le campane a distesa, il povero “vestito buono”, l’odore forse di qualche dolce fatto mettendo da parte per l’occasione il poco miele e la poca farina dell’anno, i giochi e le risate dei bambini in piazza, i canti delle ragazze in chiesa. ATTESERO.
La giustizia italiana non è riuscita a punire in tempo gli autori dell’eccidio. Il Comandante della Divisione Goering è stato assolto nel 1950. Alcuni graduati, condannati all’ergastolo nel 2006, erano nel frattempo deceduti. Per l’unico sopravvissuto, la Germania ha negato l’estradizione.