QUANTI DIMENTICATI….
Chi ha una certa età e ha frequentato le scuole elementari negli anni ‘40 ‘50 e ’60, ricorderà che tante lezioni erano pervase dal ricordo di momenti ed eroismi della Prima Guerra Mondiale. Chi, in quegli anni, non ha sentito parlare, ad esempio, di Enrico Toti? Perde la gamba sinistra sul lavoro, ma allo scoppiare della Prima guerra riesce ad essere inserito fra i Bersaglieri e muore in battaglia a Monfalcone. L’iconografia del momento lo mostra sempre gettare la propria gruccia verso il nemico prima di essere mortalmente colpito – e il particolare è ricordato anche nella motivazione della Medaglia d’oro al Valor Militare conferita alla memoria. La mia maestra raccontava che pronunciò una frase passata alla Storia, scagliando la gruccia: “Nun moro io!”.
Fu un Eroe molto celebrato dal Fascismo, che d’altra parte aveva tra i suoi semi anche la retorica della Vittoria Mutilata; fatto sta che non è stato dimenticato e ci sono monumenti e lapidi che lo ricordano.
Proviamo adesso a chiedere : chi è Armando Badella? Un partigiano dell’Astigiano, nome di battaglia “Tigre”. Di un certo rilievo, visto che diventa presto Comandante di Plotone della 2° Divisione Langhe.
Beh, un bel salto dalla tranquilla vita di impiegato. Un salto enorme. Ferito per due volte in battaglia, per la gravità della seconda ferita si vede amputare la gamba destra.
L’impiegato Armando Badella allora si sarà rifugiato, viste le sue condizioni, dove potersi ristabilire e aspettare la fine del Conflitto? No.
Il partigiano Tigre, l’impiegato Armando Badella continua a combattere “per quanto gravemente minorato nella sua efficienza fisica, fino alla vittoria”.
Vabbè, allora finita la Guerra, con la sua medaglia al petto, sarà tornato a svolgere i tranquilli compiti di un impiegato, un “travet”, come avrebbero detto dalle sue parti. Forse sì, forse la serenità di un lavoro di scrivania era quel che ci voleva, dopo tante sofferenze. Però non tornò di certo a fare il suo lavoro di prima della clandestinità. Già.
Perché l’impiegato Armando Badella in realtà era la guardia Badella Armando di Carlo, nominato allievo agente nel maggio del 1941, neanche 19enne.
E tutto questo probabilmente riemerge solo ora, grazie all’affannoso spulciare pagine e pagine di schedari. Dell’eroismo e della solidità di una scelta che ti fa combattere anche senza una gamba si può allora forse parlare in due modi: passando alla Storia come Enrico Toti o dimenticato come Armando Badella.
Caro “Tigre”, ora che ti abbiamo ritrovato, non ti dimenticheremo più.